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1850

BERRETTO DA FATICA PIEMONTESE

uniforme, terza guerra d'indipendenza, seconda guerra d'indipendenza italiana, risorgimento, fanteria di linea, esercito sardo-piemontese, copricapi

A seguito della Prima guerra d’Indipendenza italiana, l’esercito sardo rinnovò gran parte degli elementi uniformologici, tra cui venne sostituito il vecchio berretto di fatica mod. 33 con uno nuovo, descritto nella Circolare n. 158 del 21 maggio 1850. I primi ad adottare l’iconico copricapo erano Uffiziali, bass'uffiziali e soldati dei Reggimenti di Fanteria e di Cavalleria, dei Corpi Reali d'Artiglieria e del Genio, del Corpo dei Veterani ed Invalidi, del Corpo dei Cacciatori Franchi, e del Corpo d'Infermieri militari.


Il berretto veniva realizzato con panno turchino cupo e le pistagne, ovvero le filettature, del colore distintivi dei vari corpi e reggimenti. La visiera era piatta e in cuoio a cui si sormontava un soggolo in cuoio nero largo 1,5 cm tenuto fermo da due piccoli bottoni, simili a quelli della tunica. Il berretto aveva due altezze, quella posteriore di 10,5 cm, inclinata in avanti di 5 cm, mentre l’altezza anteriore di 7,5 cm, perpendicolare alla visiera. La calotta era piatta con un diametro di 15,7 cm. La visiera, larga 17,5 cm, si sviluppava trasversalmente raggiungendo la profondità di 4,2 cm al centro e di 12,5 cm ai lati. Importante segno distintivo tra i vari corpi era il fregio che poteva essere:

Una granata pel Corpo Reale del Genio, pei Reggimenti di Cavalleria di linea, e per la Brigata Granatieri.

Una cornetta pei Reggimenti di Cavalleria leggera, pel Reggimento Cacciatori di Sardegna, e pel Corpo dei Cacciatori Franchi.

Invece per gli altri corpi, come le Regie Truppe, il numero di reggimento d’appartenenza.

Per distinguere le classi di grado abbiamo il materiale con cui è fatto il ricamo: in lana bianca sopra il panno color turchino cupo per soldati e caporali, in argento pei Sergenti, Furieri e Furieri maggiori, e per gli Uffiziali.Inoltre gli ufficiali si distinguevano a loro volta:

Se Sottotenenti o Tenenti, fregieranno il berretto di una trecciuola larga circa tre millimetri, in oro od in argento, secondo il colore dei bottoni rispettivi, che sarà posta intorno al medesimo, alla parte inferiore.

Se Capitani, di due trecciuole simili alla precedente, distanti l'una dall'altra di tre millimetri.

Se Uffiziali superiori, di tre simili trecciuole, distanti l'una dall'altra di tre millimetri ciascheduna.

Gli ufficiali avevano il berretto guarnito internamente con una fascia inferiore in marocchino nero e il soggolo foderato in marocchino rosso. Il fregio, ricamato in argento, era composto dal numero di reggimento d’appartenenza sormontato da una corona, e infine i distintivi di grado erano applicati appena sopra la filettatura della parte inferiore del berretto.


Nel 1859 il berretto di fatica venne adottato, come unico copricapo, dal Corpo Cacciatori degli Appennini di Garibaldi, e dalla Guardia Nazionale che applicò pistagne color rosso e fregio con le iniziali G.N. ricamate in lana, mentre quello degli ufficiali era identico a quello dei rispettivi ufficiali della fanteria di linea.

Inseguito alla Seconda Guerra d’Indipendenza italiana, il 13 ottobre del 1859, con circolare n. 76, venne stabilito che tutti i reggimenti di fanteria di linea applicassero il berretto con filettature color scarlatto, come dello stesso colore saranno anche i numeri reggimentali da ricamare in panno feltrato.

Quest’ultima modifica non durerà a lungo, perché già il 22 marzo 1860 venne stabilito, da Regio Decreto, l’adozione di una nuova uniforme per la fanteria che comprenderà anche un nuovo modello di berretto di fatica su taglio francese. Il nuovo copricapo venne poi descritto con nota 105 del 15 giugno 1860. Invece gli ufficiali continuarono a mantenere il berretto m. 50.

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