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CENA CON GLI STORTI

Il 13 Settembre 1847 si aprì a Venezia il nono Congresso degli Scienziati Italiani, la più grande adunanza dei più illustri studiosi della penisola.

Nonostante le difficili comunicazioni e gli ostacoli causati dalle divisioni politiche tra gli stati preunitari l’evento vide la partecipazione di ben 1478 esponenti del mondo della cultura italiana e straniera.

Presidente ed anfitrione era il conte Andrea Giovannelli che organizzò le sedute in rappresentanza dell’Imperial Regio Istituto Veneto; di particolare importanza fu la presenza del viceré Giuseppe Ranieri, arciduca d’Austria e massima autorità del Regno.

Questi consessi dovevano essere occasione di confronto tra emeriti uomini di cultura, ma anche opportunità di controllo e censura da parte delle potenze della Santa Alleanza e il crescente clima di tensioni dava ai governanti austriaci motivi di considerare questo congresso come di particolare importanza a questo scopo; sottovalutato però fu il ruolo simbolico della gastronomia.



Le riunioni, che si protrassero fino al 29 Settembre, si svolgevano in diverse sale del Palazzo Ducale, all’epoca sede della Biblioteca Marciana e dell’Istituto Veneto, nella cui loggia per l’occasione fu allestito il Panteon veneto, una galleria di busti raffiguranti i più illustri personaggi della regione.

Ad ogni congressista furono consegnate diverse guide della città lagunare (Manuale ad uso del forestiere, Venezia e le sue lagune) e delle sue molteplici attrazioni e una medaglia commemorativa di Marco Polo commissionata dall’Imperatore Ferdinando I.

Furono organizzate diverse attività collaterali: “conversazioni” serali presso il Casino dei Nobili e il Casino dei Negozianti, rinfreschi alle Zattere e sul Canal Grande, una Cavalchina mascherata alla Fenice, regate di gondole, una tombola notturna in Piazza San Marco, gite al Teatro Olimpico di Vicenza, escursioni naturalistiche all'Orto Botanico patavino, ai siti archeologici di Pola e altrove.

Non mancò neppure la possibilità di apprezzare il brivido della velocità: la Società Ferdinandea invitò infatti i convenuti a provare, nella corsa straordinaria del 21 Settembre, la recentissima linea ferroviaria Venezia-Padova.



Il clima fu da subito teso, a causa delle controverse opinioni politiche dei partecipanti e del caos organizzativo causato dalla imprevista affluenza: il principe di Canino, presentatosi con l’uniforme della nuova guardia civica romana, fu espulso per ordine delle autorità; fu necessario allestire delle apposite mense per permettere a tutti di pranzare con la propria famiglia; la direzione della biblioteca dovette porre in atto misure di sorveglianza straordinaria per le opere esposte.

Il gesto di sfida più plateale fu inaspettatamente servito per cena: la sera del 16 Settembre era previsto un menù di gusto marcatamente francese (proponeva pietanze tra cui potage au consommé garni de quenelles à l'Espagnole, marinade de polaille, boeuf garni de petits oignons glacés etc), rimpiazzato all’ultimo secondo da un menù di tutt’altro tenore, che lasciò esterrefatti gli illustri commensali.



Furono serviti:

  • Broetto a la ciosota (brodo di pesce alla chioggiana);

  • Risi e bisi (riso coi piselli);

  • Figà a la sbrodega (fegato con cipolle);

  • Carne pastisada (sfilacci di manzo marinati);

  • Becafighi co’ la polentina (beccafichi con la polenta);

  • Budin a la Goldoni (budino bianco);

  • Pana coi storti (panna montata con cialde).


L’origine umile e veneta di questa cucina fu da subito chiara a tutti i commensali e pose l’accento sulla questione dell’identità italiana che andava affermandosi.

Le precauzioni prese dalla censura austriaca riuscirono a far concludere senza ulteriori incidenti il congresso, ma il danno ormai era fatto: iniziarono a circolare cappelli alla Ernani (dal personaggio verdiano dell’omonima opera), simbolo di libertà e incitamento alla ribellione; Daniele Manin e Cesare Cantù esortavano con circospezione i veneziani ad unirsi alle regioni vicine “ormai prossime all’Italia”; Metternich associò al viceré Ranieri, considerato troppo debole, il severo conte di Ficquelmont.

Si può quindi ironicamente concludere dicendo che in questa occasione, le sorti dell’Italia furono combattute a tavola più che su un campo di battaglia.


Ricetta

Pana coi storti

Ricetta tipica di Dolo per il periodo del Carnevale

Ingredienti

25g di burro, 60 g di zucchero di canna, 120g di farina 00, 1 uovo, acqua tiepida, panna fresca da montare.

Preparazione

Lavorare a crema il burro ammorbidito con lo zucchero, aggiungere l’uovo miscelando gli ingredienti, poi setacciare la farina e allungare con un po’ d’acqua tiepida il composto.

Lavorare a palla la pasta e lasciarla riposare per un’oretta in frigo. Tirare la pasta fino ad ottenere una sfoglia sottile.

Formare quindi dei quadrati abbastanza grandi (15/20 cm di lato) e avvolgerli, facendo 2 giri, su uno stampo conico precedentemente imburrato.

Cuocere in forno a 180° per circa 10 minuti, lasciarli raffreddare ed estrarli dallo stampo.

Montare la panna, riempirne le cialde e servire.

RIPRODUZIONE VIETATA

Bibliografia

- Schena E., Ravera A., “A tavola nel Risorgimento”, 2011;

- Soppelsa M., “Ingegneria e politica nell'Italia dell'Ottocento”, 1990;

- Calabi D., “Dopo la Serenissima”, 2001.



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