
Figura 1 Foto delle torri massimiliane a Verona, autore anonimo
Dopo i moti del 1830, con la paura di una nuova rivoluzione in Francia, il Consiglio aulico di Guerra austriaco si convinse, su pressioni di Franz von Scholl (Direttore del Genio) e di Josef Radetzky (Generale in capo dell’esercito austriaco in Italia) di completare il progetto embrionale del Quadrilatero: a Verona si necessitava di coprire i punti deboli della cinta magistrale con la costruzione di opere fortificatorie distaccate dalle mura bastionate. Le primissime opere realizzate furono le quattro torri massimiliane costruite nel 1837 sul crinale San Giuliano (per questo nominate anche come torri di San Giuliano, ma conosciute ai veronesi come Torricelle) sulla sponda sinistra dell’Adige.

Figura 2 Ritratto di Johann von Hlavaty
L’iniziale progetto di fortificazione fu seguito da Johann von Hlavaty che venne nominato nel 1833 Direttore dei lavori di fortificazione a Verona, carica che coprirà fino al 1848. I lavori furono inoltre seguiti anche da von Scholl che in quei anni era nominato Direttore del Genio da campagna presso l’armata di Radetzky, ma era impegnato nella realizzazione della dispendiosa fortificazione di sbarramento di Franzensfeste.

Figura 3 Ritratto dell'Arciduca Massimiliano d'Asburgo-Este in abito cerimoniale dell'Ordine Teutonico
L’ideatore di questi sperimentali fortini era l’Arciduca Massimiliano d’Austria-Este (da non confondere Massimiliano d’Asburgo, fratello di Francesco Giuseppe e futuro imperatore del Messico, ma che all’epoca della realizzazione delle Torricelle aveva solamente 5 anni) nato a Milano il 1782 e morto a Ebersweyer nel 1863.
Massimiliano venne avviato alla carriera militare dall’Arciduca Carlo e nel 1808 venne nominato Direttore generale dell’artiglieria, quindi nel 1809 sarà a capo della difesa di Vienna da Napoleone. Con la Restaurazione affiancherà il fratello Francesco IV d’Este alla reggenza del ducato di Modena e proseguirà i suoi studi sulle artiglierie e fortificazioni portandolo negli anni ’20 a pensare alla sua torre ispirato dai modelli di Montalembert che idealizzò una struttura difensiva a pianta circolare da applicare come ridotto delle fortificazioni o come strumento di difesa del corpo di piazza. Invece Massimiliano sposta la struttura a pianta circolare con diametro di 34 m fuori dal corpo di piazza munendoli di più piani e una guarnigione di 75 uomini per postazioni casamattate e postazioni a barbetta dove permette ai pezzi d’artiglieria di poter concentrare i fuochi di tiro sullo stesso punto.

Figura 4 Disegno dei lavori di costruzione delle torri massimiliane a Linz
Nel 1831 presenterà il progetto di campo trincerato per Linz con le sue torri, il disegno prevedeva la realizzazione di 25 torri posizionate a forma ellittica intorno alla città ad una distanza di circa 2,8 km e distaccate l’una dall’altra da 600 m con anche 5 batterie e 2 sbarramenti sul Danubio. Alla fine, nel 1833, vennero costruite 27 torri più 4 opere addizionate. L’attenzione verso Linz dalle forze straniere era tale che arrivavano ufficiali da tutta Europa (Russia e Turchia comprese) a visionare l’idea di Massimiliano spingendolo a dare direttive ben chiare ai suoi ufficiali sulle visite degli stranieri imponendo percorsi guidati ben controllati e non prolungati, sempre con accompagnamento di ufficiali austriaci e divieto assoluto di far vedere i disegni progettuali delle strutture e delle tecniche di edificazione. A far visita a Linz c’era anche il fratello di Massimiliano, Francesco IV duca di Modena che fu talmente colpito dalle torri che ne fece realizzare quattro come testa di ponte sul Po a Brescello su indicazione del fratello minore nel 1836.

Figura 5 Pianta della torre Culoz
Ritornando a Verona le quattro torri massimiliane simili di concezione sono costruite su tre piani: il piano terra ha feritoie per la difesa ravvicinata della struttura; il primo piano casamattato per le postazioni d’artiglieria ed infine l’ultimo piano con postazioni per pezzi in barbetta, tutte e quattro prevedevano un vano centrale come magazzino di rifornimento, scale e cisterna per la raccolta dell’acqua. Ogni torre prevedeva una guarnigione di 75 fanti e 18 artiglieri, in totale (non egualmente distribuiti) le torri erano armate nel 1866 con 4 cannoni ad anima liscia da 18 libbre,
4 cannoni ad anima rigata da 6 libbre e 14 obici da 7 libbre. A differenza delle altre opere difensive di Verona che presentavano un disegno di pietre a opus poligonale tipico di Franz von Scholl realizzato con il tufo, le torricelle vennero costruite con pietre ben squadrate, rettangolari e applicate a pietra viva con un fine strato di malta.

Anche se sperimentali, criticate e perciò fin da subito accantonate preferendo forti con ridotti come corpi centrali a sostegno di postazioni d’artiglieria in barbetta su terrapieni, le torri massimiliane ebbero altri casi di ripiego eccezionali: un esempio è sempre a Verona, ma che per la sua natura attuale è meno conosciuto, è il forte Culoz realizzato nel 1849 a conclusione della prima cerchia dei forti staccati del campo trincerato. Posizionato sulla strada che va a Legnago sulla riva destra dell’Adige era posizionato vicino all’ansa del fiume per chiudere la cerchia a sud di Verona; venne completamente demolito dopo il passaggio del Veneto all’Italia. Adesso si troverebbe a borgo Roma su via Legnago.
Bibliografia La piazzaforte di Verona sotto la dominazione austriaca 1814-1866, Vittorio Jacobacci Verona la cinta magistrale asburgica, Lino Vittorio Bozzetto Verona la piazzaforte ottocentesca nella cultura europea, Gianni Perbellini e Lino Vittorio Bozzetto
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